Come avviene la diagnosi di celiachia?
La celiachia è una malattia che deve essere diagnosticata grazie a un preciso iter richiesto dal medico di base oppure da uno specialista; procedere nel modo adeguato consente di evitare di perdere tempo con esami e test non utili alla diagnosi e di ottenere il prima possibile le risposte che consentiranno al soggetto di stare meglio e che porterà alla remissione dei sintomi.
Quali esami eseguire?
Lo screening classico di compone di uno specifico test sierologico seguito, in caso dubbio o positivo, da una gastroscopia con biopsia della mucosa dell’intestino tenue, che è in grado di accertare la malattia.
I markers sierologici riconducibili alla celiachia sono anticorpi anti-transglutaminasi tissutale, anti-endomisio di classe IgA e dosaggio della IgA totale e laddove la positività di questi si riscontri nel soggetto in presenza di sintomi tipici o atipici di celiachia si procede alla biopsia intestinale nell’adulto a dieta con glutine; se rilevabile dagli esami condotti, la diagnosi di celiachia è confermata dopo sei mesi di dieta senza glutine in seguito alla remissione clinica della malattia e alla negativizzazione dei markers.
Diagnosi in infanzia e adolescenza
L’invasività della gastroscopia ha portato a una diversificazione dell’iter diagnostico di celiachia a seconda dell’età del paziente e a raccogliere importanti novità per la diagnosi in età pediatrica e adolescenziale. In questi pazienti si pone la diagnosi di celiachia senza ricorrere alla biopsia duodenale, in presenza di sintomi evidenti di malassorbimento, correlati all’assunzione di glutine e di una positività per gli anticorpi anti-transglutaminasi igA superiore di almeno dieci volte al valore soglia, confermata questa dalla positività per gli anticorpi anti-endomisio IgA e dalla presenza del profilo genetico compatibile.
Alimentazione senza glutine
Dopo la diagnosi l’unica terapia per la cura della celiachia è un’alimentazione rigorosamente priva di glutine da seguire per tutta la vita, perché qualunque sia la sua espressione clinica è una condizione permanente.
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